Applicazione della dimensione minima: l’esempio vincente di Mama Industry

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dimensione minima - il caso mama industry

Ecco come Mama Industry ha raggiunto la dimensione minima

In questo articolo, abbiamo presentato la soluzione della dimensione minima, soluzione vincente che abbiamo testato noi in prima persona.

Per questo ci teniamo così tanto a sponsorizzarla.  

 

Se resti “piccolo”, rischi di restare ostaggio delle inefficienze e della bassa produttività. 

Ma la soluzione a “piccolo” non è necessariamente “grande”.

Piuttosto va raggiunta quella che definiamo “Dimensione minima”. 

 

Se ti muovi verso la dimensione minima, la tua impresa comincerà a produrre di più e a crescere come noi. 

Non ci credi? 

Continua a leggere e scopri come abbiamo fatto.

 

La fase di start up. L’incontro dei due soci.

La fase di start up vede come protagonisti i due soci Marco e Fabrizio che mettono in gioco la loro esperienza e cominciano insieme quest’avventura, uniti dalla passione, dagli obiettivi e da forte motivazione nel raggiungerli. 

Mama Industry non nasce in un box privato o in uno scantinato 😉 ma i suoi primi passi non sono meno singolari.

Marco e Fabrizio infatti, per pura coincidenza si incontrano su LinkedIn alla fine del 2017, scambiandosi commenti. Scrivendosi, si accorgono di pensarla allo stesso modo su molte cose.

 

L’idea di fondo dell’impresa

Il concetto base sul quale nascerà la loro collaborazione è un approccio diverso con il piccolo imprenditore: non vogliono essere fornitori, non vogliono essere consulenti ma una risorsa di fiducia.

Una sorta di manager part-time che supporti l’imprenditore, nel passaggio graduale e indolore, verso un’innovazione vista ostile, complessa e ricca di pericoli. 

Conoscendo, da una parte, le dinamiche aziendali e, dall’altra, le regole dell’innovazione si pongono come professionisti in grado di far parlare tra di loro il tradizionale e l’innovativo, trovando il giusto ingranaggio e quindi la soluzione migliore. 

Marco e Fabrizio iniziano a lavorare sulla stessa scrivania, nel senso letterale della parola: una sola stanza in subaffitto, seduti uno di fronte all’altro. 

I clienti iniziali sono quelli della prima Mama Industry, fondata già da Marco l’anno prima con un altro socio, che uscirà a breve. 

Nel frattempo la sinergia con Fabrizio aumenta tanto da farlo entrare nella nuova società. 

 

dimensione minima aumento produttività il caso - mama industry

 

Acquisizione nuovi clienti, crescita e poi?

Marco aveva da tempo il desiderio di sviluppare un progetto ambizioso: Noleggia un Manager, a cui, con la presenza di Fabrizio, riesce a dare la prima forma sperimentale, il cosiddetto MVP, cioè un primo test per verificare se l’idea potesse funzionare. 

La collaborazione con un ufficio stampa – e qualche articolo per promuovere questa iniziativa – fa arrivare i primi clienti alla nuova Mama Industry e conferma che l’intuizione originale, sulla quale hanno fondato l’attività, fosse giusta e porti lavoro.

E si sa, quando si lavora bene, si crea il passaparola e, nelle situazioni più fortunate, non c’è necessità di pubblicizzare il proprio lavoro, perché questo va avanti da solo.

Giornate intense per i due soci, essendo gli unici ad occuparsi dei progetti, solo con l’aiuto di un collaboratore che svolgeva ruoli più impiegatizi.  

 

Questo è successo un po’ a tutti gli imprenditori

Quando però il lavoro cresce, ti trovi a dover fare una scelta: o fai tutto male oppure dici di no a qualcuno perché non riesci a star dietro a tutti. 
Ma, a pensarci bene, c’è anche una terza alternativa: cominci a fare impresa.

 

La dimensione minima dalla teoria alla pratica

L’equilibrio trovato rischiava di diventare lo stallo dell’attività ed impedirne la crescita.

In due riescono a portare a termine con successo i progetti intrapresi, anche se con grandi sacrifici, tanto lavoro e un enorme impegno. 

I risultati ottenuti non sono però soddisfacenti se paragonati agli sforzi per ottenerli. 

In poche parole, il gioco sembrava non valere più la candela!

Mettici anche l’ambizione di non voler rimanere solo due consulenti, i due soci capiscono che, per aumentare la produttività del loro lavoro e per crescere, dovevano evolvere; avevano bisogno di un cambiamento e soprattutto dell’aiuto di altre persone competenti. 

Due non basta più; due è piccolo; c’è bisogno di un gruppo di lavoro. 

E da qui fanno proprio il concetto di dimensione minima.

 

Dimensione minima, la soluzione per continuare a crescere e forse per sopravvivere

E’ inevitabile, se le cose vanno bene ma non sei strutturato adeguatamente, ad un certo punto la crescita si blocca, pur lavorando tanto, forse anche troppo. 
Il lavoro invade anche la sfera privata, rendendo meno lucidi e produttivi. Tanto lavoro che non riesce a produrre i risultati sperati. E’ ora di cambiare rotta. 

La piccola impresa, naturale nella fase iniziale, comincia ad andare stretta. 

Da qui il salto dimensionale. 

Cosa fare?

Bisogna assumere le persone giuste in settori strategici; persone il cui lavoro, a supporto del team già esistente, permetta di ottenere risultati che vanno a coprire i costi del proprio lavoro e a creare ulteriori margini di guadagno per l’impresa, da reinvestire.

 

In poche parole: il valore aggiunto prodotto dalle nuove persone deve essere maggiore di quanto costano; non è certo un concetto di sfruttamento, ma di sinergia ed aumento della produttività.

 

Passo dopo passo verso la dimensione minima

Prima mossa: chiudere il cerchio

L’attività core business di Mama Industry è quella di un processo integrato alle aziende che parte dall’individuazione dell’idea, la creazione di un business plan, la ricerca di un finanziamento, fino alla realizzazione di un progetto, di un posizionamento di mercato e spesso di strumenti di comunicazione e di ricerca di clienti potenziali

Per prima cosa, ci siamo mossi iniziando ad occuparci della parte finale del processo, quindi lo sviluppo dei progetti. L’entrata di Luca prima e Paolo successivamente ci ha consentito di essere autonomi nelle materie del web.

Con la loro entrata siamo riusciti a chiudere il cerchio e quindi ad offrire internamente un servizio completo al cliente.

Ma tutta la prima metà del rapporto con il cliente, dalle relazioni, i primi contatti, i briefing per conoscerne le caratteristiche, l’idea, la consulenza, la ricerca dei finanziamenti, la redazione delle domande di partecipazione ai bandi e dei business plan restavano in capo a Marco e Fabrizio.

 

Seconda mossa: Il reparto fondi

Come organico, eravamo sbilanciati dalla parte della produzione, rispetto a quella dell’acquisizione di nuovi clienti e successiva gestione. 

In particolare, Marco gestiva da solo tutta la parte commerciale, della consulenza, del business plan, della ricerca dei finanziamenti, delle domande di ammissione ai bandi. 

Quando però sei convinto di quello che stai facendo, devi avere quel po’ di sano e ponderato “pelo sullo stomaco” che ti spinge a coinvolgere più collaboratori nel tuo gruppo.

Sicuramente offrire ai clienti la possibilità di non pagare le nostre prestazioni, grazie a finanziamenti ed agevolazioni, è una chiave vincente. E proporne di nuovi a chi è già tuo cliente moltiplica le opportunità.

Così, è stato creato un ufficio dedicato allo scouting dei migliori bandi, adeguati, di volta in volta, alle esigenze del cliente di turno.

Nel giro di pochi mesi in questa divisione aziendale è arrivato Domenico, che coordina l’attività di Giada, Francesca e Claudia.

Si è aggiunto poi Fabio che è specializzato nei bandi di ricerca e sviluppo e nei brevetti.

 

Terza mossa: La gestione dei clienti

Axelle prima e Andrea successivamente hanno portato nuovo ossigeno e tanta professionalità nella consulenza e gestione del cliente, una fase critica in cui ti giochi il tutto per tutto, mostrando realmente se sai comprendere le potenzialità e criticità del cliente e proporgli idee vincenti.

 

Quarta mossa: I dettagli che fanno la differenza

Daniele ha portato poi la sua grande esperienza nello sviluppo software applicato a grandi progetti.

Ultimi acquisti: Milena per la realizzazione dei business plan e Luisanna per la comunicazione di Mama Industry, a lungo non gestita; ma si sa, se hai tanto lavoro, le esigenze interne hanno sempre una bassa priorità. 

 

dimensione minima e produttivita il caso - mama industry

 

La dimensione minima va raggiunta nel tempo a piccoli step incrementali

Mai fare il “passo più” lungo della gamba, ma farsi guidare dal potenziale aumento della produttività

Eravamo due; oggi il team di Mama Industry ha raggiunto le 14 unità

Ciascun collaboratore ha all’interno dell’azienda il proprio ruolo strategico, i propri obiettivi; ciascuno produce e concorre attivamente alla crescita aziendale.

Per fare questo abbiamo avuto il coraggio di moltiplicarci velocemente e specialmente in un anno, da molti definito horribilis, come il 2020, ma sempre facendoci guidare dall’obiettivo di aumentare la produttività e la qualità del lavoro.

Se infatti abbiamo impiegato 2 anni a diventare 4/5, la grande espansione c’è stata nel 2020 e i risultati sono tangibili ed evidenti.

 

In conclusione

Ovviamente la scelta delle persone giuste è fondamentale per la creazione di un gruppo che deve avere la stessa anima e produrre sinergia.

Persone competenti, ma soprattutto motivate, appassionate e con cuore. La scelta vincente è stata quella di prendere manager responsabili ma anche molto operativi, che hanno consentito di alleggerire il peso del lavoro a Marco e Fabrizio, che così possono dedicarsi veramente a far crescere l’azienda, ad assumere il ruolo di guida e di visionari (soprattutto Marco) che compete loro. 

Per questo ci facciamo portavoci con le PMI di questo importante concetto di dimensione minima, tanto strategico ed efficace per uscir fuori da bassi livelli di produttività.

Dividere i compiti per aumentare i successi e far crescere l’azienda.

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